GLO senza frontiere

CENA a favore dell'Associazione HAFALIANA la Gioia Onlus

Cari colleghi e amici,
come Voi sapete, dal 2010 sono personalmente impegnato insieme all'Associazione Hafaliana la Gioia Onlus nel sostenere l'opera del Dott. Padre Stefano Scaringella in Madagascar.
Anche quest'anno in occasione della sua permanenza in Italia, abbiamo organizzato la ormai consueta cena con il Padre che si terrà
MARTEDI' 20 MAGGIO ore 20.30 presso il ristorante LA TORRETTA, Via Milanese, 3 a Sesto San Giovanni (parcheggio interno).
Faremo il punto sulla collaborazione avviata a ottobre dello scorso anno con l'ospedale Saint Damien dall'equipe di otorinolaringoiatria del Prof. Giovanni Felisati, e che ha visto coinvolta anche la Onlus Sentire e Crescere di cui Felisati è il presidente, e vaglieremo nuove iniziative. Il ricavato della cena verrà devoluto a sostegno dell'ospedale Saint Damien.

Vi prego di dare risposta entro VENERDI' 16 maggio alla Sig.ra Pieranna Galbusera cellulare 348 3709694.
Costo della cena: euro 100,00 per medici ed euro 50,00 per specializzandi.

Vi ringrazio e Vi aspetto numerosi!
Alberto Dragonetti e lo staff di Hafaliana

Dona il tuo 5x1000 ad Hafaliana C.F. 97559260159

G.L.O. SENZA FRONTIERE: Operazione Madagascar

Introduzione
Alcuni Soci del G.L.O. hanno avviato nel corso del 2013 un'attività di cooperazione internazionale su base volontaria.
Il Centro Operativo è stato un Ospedale sito ad Ambanja, in Madagascar, voluto, costruito e diretto da un italiano, Padre Stefano Scaringella, frate cappuccino, sacerdote, medico e chirurgo generale, che vive da 33 anni in Madagascar. La Cilinique Saint Damien di Ambanja nasce alla fine degli anni '80 con l'intento di fornire assistenza sanitaria chirurgica completamente assente nel territorio tanto bello quanto difficile del Madagascar settentrionale. Tale arduo compito non poteva che essere svolto da un uomo positivo, volitivo e fortemente motivato come Padre Scaringella.

Scaringella non solo ha fondato e sostenuto l'Ospedale che ogni anno esegue circa tremila interventi chirurgici, ma ha anche creato molte altre attività di supporto per la popolazione locale quali un centro odontoiatrico, un attrezzato Centro di Ottica con fornitura di occhiali, un dispensario di medicinali a prezzi ridotti, una Scuola Infermieri, e infine il piccolo gioiello della sua straordinaria opera: una Casa di accoglienza per bambini abbandonati o orfani, dove 60 bambine e 4 bambini vivono felici e in grado di proseguire gli studi, se ne hanno voglia e capacità, fino all'Università.

Vediamo alcuni numeri dell'Ospedale, una piccola isola di efficienza, in un luogo dove la medicina, fino a pochi anni orsono, era rappresentata unicamente dall'attività degli stregoni: oggi l'Ospedale ha 100 posti letto e segue circa 500.000 persone che vengono lì assistite da 15 medici e 60 infermieri formati presso la Scuola per infermieri di Diego Suarez, riaperta da Padre Stefano nel 2003 grazie a un contributo della CEI, e frequentata ogni anno da 150 studenti.

Negli ultimi anni Scaringella, coadiuvato da Frate Alessandro Munari, che si interessa degli aspetti amministrativi, ha deciso di impegnarsi per un nuovo progetto molto impegnativo: l'ampliamento delle prestazioni offerte dall'Ospedale, andando a coprire gli ambiti specialistici.

Qui entrano in gioco i Soci G.L.O. e in particolare Alberto Dragonetti che due anni fa conosce Padre Stefano, organizza un viaggio in Madagascar per vedere la struttura e crea, al ritorno in Italia, un'associazione ONLUS denominata Hafaliana (che in malgascio significa gioia) volta a fornire un supporto concreto dall'Italia alle attività dell'Ospedale (www.hafaliana.org).

Nel 2012 Dragonetti organizza una cena con Padre Stefano, di passaggio in Italia, e invita numerosi Soci G.L.O. Tutti manifestano interesse per organizzare una missione di otorinolaringoiatri che si rechino a Ambanja per eseguire sia prestazioni mediche che chirurgiche. Si decide, con Pdre Stefano, di privilegiare nella prima missione gli ambiti chirurgici naso-sinusali e infantili.

La nostra Missione

Il gruppo ORL del San Paolo di Milano all'inizio del 2013 è il primo a cogliere l'opportunità di partire, programmando una missione per ottobre, stagione ideale dal punto di vista climatico. Il compito non si rivela semplice, si tratta infatti di organizzare per la prima volta una missione di otorinolaringoiatri in un Ospedale in Africa.

Il supporto fondamentale all'operazione è dato da una serie di Associazioni ONLUS che hanno creato le basi per risolvere i problemi di logistica, reperimento delle strumentazioni necessarie, copertura delle spese. Vanno quindi ringraziate l'Associazione Sentire e Crescere, che si occupa di bambini con problemi uditivi ed ha sede presso l'Ospedale San Paolo e la già citata Associazione Hafaliana.

Non sappiamo esattamente che difficoltà troveremo e anche i contatti con Padre Stefano non sono facilissimi. Bisogna procurarsi tutta l'attrezzatura necessaria e pensare anche ai minimi particolari: come disinfettare i fibroscopi? che prese elettriche ci saranno? come collegare le strumentazioni elettriche?, ecc.

Chiediamo quindi aiuto alle Aziende Ospedaliere per i ferri chirurgici e alle aziende amiche per le strumentazioni necessarie. Il nostro Dragonetti si dà molto da fare per aiutarci a reperire la strumentazione necessaria (alla fine di questo resoconto troverete un elenco di aziende benefattrici che ci hanno aiutato e che intendiamo ringraziare).

Dato il ruolo della ONLUS Sentire e Crescere nell'operazione, prevediamo anche di svolgere esami uditivi, screening audiometrici nelle scuole e addirittura protesizzazioni acustiche.

Ci siamo? Stiamo quasi per partire e andiamo a fare le necessarie vaccinazioni: ci contiamo, siamo in sei più uno. Due Otorinolaringoiatri del San Paolo (Giovanni Felisati e Francesco Messina), una specializzanda (Valentina Bebi), un audiometrista (Claudio Messina) e due volontari di supporto (Elena Niceta e Edoardo Fabbri Nitti), più una studentessa in Medicina di Torino che conosceremo solo alla partenza (Valentina Baratozzi). La prima settimana partiremo in 4 più la studentessa, col progetto di stare due settimane, mentre la seconda settimana ci raggiungeranno l'audiometrista e un volontario. Ci sembra quasi di essere troppi, scopriremo poi che ne sarebbero serviti di più. Alla vaccinazione ci presentiamo, ci conosciamo quasi tutti meno Elena, la volontaria di Milano, che resterà tutti i 14 giorni. Scopriamo che è amica di uno di noi ed esperta di fotografia e video e che si occuperà proprio di ottenere una documentazione del nostro viaggio e del nostro lavoro. In realtà ci aiuterà molto con il francese che lei parla bene, mentre nessuno di noi conosce nemmeno passabilmente.

E' arrivato il gran giorno, si parte. Il volo non è lunghissimo e praticamente non c'è differenza di fuso orario. Siamo in 5, scarichiamo le nostre numerose valigie, in parte piene di guanti chirurgici, tamponi nasali, ferri chirurgici e strumentazioni. Siamo a Nosy Be, un'isola delle vacanze vicina a Ambanja, dove è sito un aeroporto. Per andare all'isola grande bisogna andare al porto e prendere una piccola barca. Tutto è già organizzato da Frate Alessandro che era in realtà sul nostro stesso volo e che troviamo all'aeroporto di Nosy Be. Ma per far muovere le cose, ci avevano avvertiti, serve una serie di biglietti da 5 Euro che distribuiamo all'aeroporto ai diversi operatori, all'arrivo al porto a sedicenti trasportatori e infine al porto sull'isola grande. Qui ci aspetta una delle grosse jeep che fa parte della dotazione dell'Ospedale e della casa delle bambine, con un gentile autista che ci porta fino all'albergo: il più lussuoso di Ambanja: costa circa 20 euro al giorno (una enormità per un posto dove un infermiere guadagna per l'appunto 20 euro al mese). Naturalmente nulla ha a che vedere con il nostro concetto di lusso, ma almeno sembra pulito e ordinato e tanto basta. Scopriremo che è l'unico ad avere sempre acqua e per di più acqua calda, oltre a condizionatori che vengono accesi solo di sera, ma quasi sempre funzionano.

Il caldo è terribile, trasferiamo le valigie con la strumentazione all'Ospedale e cerchiamo di capire come funziona la baracca. La sera è programmata una cena alla casa delle bambine e lì troviamo Padre Stefano per scoprire, purtroppo, che starà con noi solo per un giorno, poi partirà per un convegno sulla sanità in Africa che si terrà in Kenia.

La mattina la città si sveglia prima delle sei, col sole, e noi ci svegliamo presto per presentarci alle otto all'Ospedale per iniziare a lavorare. Incontriamo Padre Stefano e in pochi minuti (uno dei rari momenti di efficienza africana) ci viene assegnato un ambulatorio e un infermiere (Jean) che farà da collegamento con i servizi dell'Ospedale (Dispensario, Laboratorio, Radiologia convenzionale, Ecografia, ecc.) e con i pazienti che per lo più parlano solo malgascio, mentre Jean parla un ottimo francese.

C'è già una coda di gente che ci aspetta, sistemiamo le prese di corrente multiple a ciabatta (modificando l'attacco col cacciavite e la forbice da elettricista che ci eravamo portati), organizziamo la gestione dell'ambulatorio e partiamo. Visitiamo, fra mattina e pomeriggio, 30-40 persone in un caldo tremendo che ci fa vacillare, dandoci un po' di turno. Selezioniamo pazienti per la chirurgia che faremo il giorno seguente. Scopriamo via via che alcune cose, magari pensate all'ultimo minuto, erano veramente fondamentali, come il sistema di disinfezione della Tristel (con le tre salviettine), senza il quale non avremmo potuto in alcun modo disinfettare i fibroscopi.

Il secondo giorno di lavoro cerchiamo di svolgere in contemporanea ambulatorio (teoricamente ridotto) e chirurgia e ci accorgiamo delle grosse difficoltà di impiantare una nuova attività chirurgica specialistica. Padre Stefano è partito e ci ha lasciato in gestione la Sala Operatoria, ma gli anestesisti non hanno mai lavorato con otorinolaringoiatri che lavorano intorno al loro tubo e noi siamo abituati a lavorare in condizioni molto particolari. Per aiutare quelli che verranno dopo di noi, verso la fine del resoconto riportiamo un elenco di problemi via via risolti o almeno compresi; ma per noi, all'inizio, tutto è stato una scoperta. Qui troverete solo un piccolo accenno. Il paziente non fa alcun esame preoperatorio, arriva al mattino e accede alla sala. Il monitoraggio intraoperatorio è dato solo da un saturimetro (almeno negli interventi abituali). Non ci sono tubi armati per bambini. Ovviamente esiste un gruppo elettrogeno, ma se la corrente salta continuamente e continuamente il gruppo elettrogeno lavora, prima o poi capiterà che si fermi anche questo (e infatti è successo).

Alla fine restano solo i numeri: 10 giorni effettivi da lavoro (sabato e domenica non si lavora e si può fare una indimenticabile vacanza marina sull'isola grande o nelle isole vicine), 180 visite specialistiche con fibroscopia (ove necessario), 80 esami audiometrici, più di 100 bambini visitati nelle scuole e a loro volta sottoposti a audiometria, 20 protesi acustiche impiantate, 10 interventi chirurgici. Può sembrare tanto, può sembrare poco. Vi garantiamo che è stata dura, in un ambiente superdisponibile, ma ovviamente impreparato, con un caldo terribile sia in ambulatorio che in sala operatoria. Però ce l'abbiamo fatta. Le visite ogni giorno tendevano ad aumentare. Gli infermieri dopo pochi giorni hanno iniziato a portare amici e parenti. Giravamo per la città con le casacche blu da Sala Operatoria e ci sembrava che tutti (o quasi) per le strade ci mandassero un sorriso di ringraziamento. Ci hanno pregto di tornare presto, dopo pochi mesi. Questo non è stato possibile, ma a luglio partirà una spedizione capitanata da Dragonetti, chi volesse unirsi è più che benvenuto.

Ci piacerebbe che l'Ospedale Saint Damien divenisse Centro di riferimento del G.L.O. per l'invio di missioni umanitarie otorinolaringoiatriche. La nostra missione è stata un grande successo, ma tale successo varrà poco se non si riuscirà a dare continuità al servizio, prevedendo, per gli anni 2015 in poi, almeno due/tre missioni all'anno.

NOTE PER COLLEGHI CHE MEDITINO DI PARTIRE: attrezzatura già in loco, attrezzature necessarie, problemi (molti già affrontati e risolti), consigli

1) Abbiamo lasciato all'Ospedale:
2 ciabatte elettriche con attacco francese (a due buchi) e prese multiple per nostre attrezzature sia tedesche (schuko) che italiane a tre buchi
1 lampada di clar per visita con lampadine di ricambio e trasformatore (regalato a medico dell'Ospedale)
1 lampada di clar per visita con lampadina alimentata a pila (regalato a medico dell'Ospedale)
2 otoscopi a pila (regalati a medici dell'Ospedale)

E' presente, nella sala operatoria per interventi ambulatoriali, un microscopio Zeiss con lente a distanza focale di 25 cm, già utilizzato per oculistica, che sembrerebbe adatto a chirurgia otologica (gruppo ottico inclinabile, di cui abbiamo fotografia se interessa).

La collega con cui abbiamo avuto più rapporti è stata la Dott. Baptistine cui consigliamo di far riferimento in loco, oltre a Padre Stefano che, però, è sempre molto impegnato.

2) Attrezzature necessarie:
Guanti per visita (per non consumare quelli dell'Ospedale, che peraltro sono di bassa qualità)
Guanti sterili (per non consumare quelli dell'Ospedale che peraltro sono di bassa qualità)
Fili chirurgici (noi non li avevamo portati, ma quelli dell'Ospedale sono pochi, sono tutti scaduti da anni e sono diversi da quelli cui siamo abituati). Può essere buona cosa portare fili in eccesso in scadenza o scaduti da poco.
Tamponi nasali (completamente assenti)
Bisturi dell'Ospedale tagliano poco (noi non li avevamo portati)
Per sicurezza io porterei altre due ciabatte elettriche con spina a due buchi all'attacco (o convertitore)
Mascherine per visite
Cuffie personali per sala operatoria
Casacche personali per sala operatoria
Tubi armati bambino
Sacchetti di plastica numerosi e grandi ove riporre cose da riportare in Italia (noi non li avevamo portati)
Caschetti per visita con pile (fondamentali per andare nei villaggi a visitare, cosa che noi non abbiamo fatto, ma avrebbe senso fare)
Set strumenti per visita in una, o meglio due scatole sterilizzabili in autoclave (ovvero strumenti monouso, ma è da considerare la quantità necessaria e il problema che non si riesce a sterilizzare se non in autoclave, ma al massimo una volta al giorno). E' possibile anche sterilizzare con formolo, ma abbiamo avuto delle difficoltà.
Sistema Tristel per sterilizzazione (noi abbiamo avuto in dono 50 minikit che sono stati fondamentali, in alternativa consigliamo di acquistarli qui in Italia prima di partire)
Fibroscopio adulti e pediatrico con fonte di luce a pila ricaricabile ovvero con fontana luminosa (le fosse nasali in genere sono ampie e si passa bene anche nel bambino - non piccolissimo - col fibroscopio adulti)
Audiometro (impedenzometro?, abbiamo visto pochissime otiti medie effusive, sono quasi tutte forme purulente)
Ovviamente set chirurgici per le chirurgie che si sceglie di eseguire

3) Problemi:
Problema anestesiti: non c'è abitudine a lavorare con noi, ma molta buona volontà ad imparare, non hanno molta esperienza di bambini. In ogni caso, per quel che abbiamo visto: no ECG intraoperatorio (solo saturimetro), abbiamo assistito a stop del generatore, stop dell'erogazione di ossigeno (bombola esaurita e altra da montare), intubazione in bronco dx in un bambino con grossi problemi di desaturazione!!!, no esami sangue pre-operatori, no esami coagulazione, ecc.)
Problema sterilizzazione gomma (risolto con formolo), problema sterilizzazione ottiche rigide (da noi risolto, per modo di dire, con le salviette Tristel), studiare bene le caratteristiche del ciclo di sterilizzazione in autoclave utilizzabile per ottiche perché andrebbe impostato sulla loro sterilizzatrice (loro non hanno idea)
Problema sterilizzazione ferri ambulatorio: servirebbero due scatole monouso per alternare la sterilizzazione.

4) Consigli/opportunità
Abbiamo visto che ci sono molte richieste per prestazioni di chirurgia plastica facciale: cheloidi, nevi, ecc. (portare fili adatti, ecc.)
Abbiamo osservato moltissime otiti croniche praticamente mai trattate. Per l'intervento sarebbe meglio prepararle con una terapia preoperatoria. Oltre agli antibiotici, che sono comunque un costo per i pazienti, abbiamo scovato molte bottiglie di acido acetico glaciale non utilizzate nel laboratorio. Abbiamo fatto preparare soluzioni di acido acetico al 1,2% e 3% per lavaggi auricolari e abbiamo notato ottimi risultati nei pazienti osservati i primi giorni e rivisti alla fine. Abbiamo insegnato ai medici locali (in primis dott. Baptistine) a utilizzare questo metodo. Ai pazienti, per ora, viene dato gratuitamente il contenitore con l'acido acetico
Consigliamo di partire in gruppi di almeno 4 medici otorinolaringoiatri per consentire lo svolgimento contemporaneo di Ambulatorio e Chirurgia (noi tre abbiamo avuto grossi problemi). Qualche volontario non medico (esempio studente medicina) è molto utile per attività di supporto
Ricordarsi del clima caldissimo e del fatto che ci si stanca molto, soprattutto i primi giorni
La lingua parlata all'Ospedale è il francese, ma la maggior parte dei pazienti non lo parla. E' indispensabile avere in ambulatorio un infermiere fisso che impari le vostre abitudini di visita, le vostre terapie tipiche, ecc. perché alla fine il nostro (Jean) svolgeva per noi l'anamnesi in malgascio, quasi dava le terapie, ecc.
E' fondamentale avere la disponibilità dei medici locali (in primis della dott. Baptistine) per fare formazione. Nel nostro caso, nella prima settimana, era contemporaneamente presente un gruppo di cardiologi svizzeri che monopolizzavano la presenza dei medici locali per fare formazione di cardiologia. Questo sarebbe da appurare prima della partenza per scegliere oculatamente la data della missione
Le protesi acustiche sono state un grande successo. In tutta l'isola non esistono audioprotesisti e anche i benestanti della capitale, se vogliono una protesi, devono andare all'estero. Noi abbiamo applicato 20 protesi in tre giorni con una richiesta enorme. Credo sia un'esperienza da ripetere. Noi abbiamo lasciato pile in quantità teoricamente sufficiente per un anno. I pacchetti di pile li abbiamo lasciati da gestire a Frate Alessandro che li consegnerà al bisogno per evitare che le pile vengano perse o rivendute. Sarebbe opportuno portarne di nuove
Nella nostra esperienza uno screening auditivo nella scuola è stato molto efficace nell'avvicinare la popolazione locale
Un consiglio "banale": per spostarsi il mezzo più comodo è il Pushpush (carrettini trainati da una bicicletta). All'inizio si ha un po' di ritrosia, ma è il mezzo più efficace, fa girare la piccola economia locale e evita camminate sotto un sole cocente. Il costo sarebbe di 500 ariary per una persona e 1000 se si va in due, prezzo valido più o meno per qualunque destinazione nella cittadina. Stiamo parlando di circa 15 o 30 centesimi di euro per una corsa. Per cui usateli e, se credete, date un po' di più al povero pedalatore.

5) Caratteristiche particolari della patologia osservata:
Nasi larghi, con rinosinusiti croniche polipoidi e non polipoidi
Deviazioni del setto
Pochissime adenoidi (quasi nulla)
Molte otiti purulente croniche
Molte richieste di chirurgia plastica del volto

6) Ringraziamenti:

  • Amplifon
  • Azienda Ospedaliera San Paolo di Milano
  • Azienda Ospedaliera Niguarda Cà Granda
  • Dipartimento di Scienze della Salute (DISS) Università di Milano
  • Gima
  • Olympus
  • Sanofi Aventis
  • SEA Ufficio Relazioni Esterne
  • Storz
  • Tristel
  • Valeas S.p.A.
  • Wolf